Cecio e
Legume si guardavano nelle palle degli occhi, imbarazzati quasi di più che non guardandosi le palle, in attesa della Morte.
Passarono diversi minuti ma tutti uguali tra loro, tutti noiosamente uguali. Due palle enormi, due palle che nessuno aveva visto all'altro. Erano tutte palle, in realtà Cecio con la coda dell'occhio stava guardando senza che Legume se ne accorgesse.
Ad un certo punto, arrivò
La Morte.
"Scusate il ritardo, ma avevo perso il treno. E poi, citando Legume, io capito sempre a fagiolo" disse la rossa. Legume si sentiva violato, d'accordo che era una bellissima frase ad effetto, ottima per l'ingresso in scena, ma era la sua frase ad effetto.
"Ma come diamine hai fatto a perderlo? Un treno è grandissimo" rispose Cecio.
Legume si sarebbe messo una mano sulla faccia se solo avesse potuto. Si riprese subito però, non appena sentì Cecio parlare a Kia.
"Ben tornata agente 899"
"Grazie Cec..."
"Ah ma quindi tu..." interruppe Legume.
"Ma era ovvio Legume non l'avevi capito?" replicò il ceceno.
"No scusate, io cosa?"
Nessuno prestò attenzione alle parole di Kia
"Tu menti..." disse Legume rivolgendosi a Cecio.
"Perché non lo chiedi a lei..."
"Chiedermi cosa?"
Ancora nessuno rispose alla ragazza che stava iniziando a spazientirsi.
"Ma... allora è come sembra..." il detective rimase ammutolito
"Aspetta Legume posso spiega..."
"Ahahahahaha È esattamente come sembra" la interruppe Cecio.
"È tutto cambiato, ora..."
"Zitta, non mi parlare" anche Legume la interruppe facendola solo irritare all'inverosimile.
"Legume io ti..."
"...Ho fregato" completò la frase il mezzo cieco.
"No cazzo! Mi avete stufato!"
Incazzata come non mai, tirò la borsa, pesante come non mai, in testa a Cecio che provò un dolore come non mai. Mai nella sua avita aveva ricevuto una tranvata del genere, un colpo preciso, alla base della nuca. Cecio cadde a terra svenuto.
Kia rimase sorpresa della sua stessa violenza e vide Legume ancor più sorpreso. Gli si avvicinò, gli raccolse la mandibola che dallo stupore era caduta per terra e lo slegò.
"Non c'è tempo per le spiegazioni, ti spiego quando saremo lontani da qua, al sicuro."
Legume, ancora sotto shock, non osò controbattere. Si mise ad aiutare la sua liberatrice alle prese con il corpo di Cecio.
Lo legarono e lo appesero ad un gancio sulla parete, dopodiché se ne andarono.
Cecio riprese conoscenza e subito capì quel che era successo. L'avevano fregato ed erano scappati, insieme. Lui, invece, era appeso al muro, a quello che era diventato il muro del pianto, del suo pianto.
Pianse come non mai.