Era una notte buia e temperosa. In quella notte si stava per consumare una tragedia.
Lei era una ragazza intemperante ma quella notte decise di rinnegarsi.
Tirò fuori il temperino e iniziò a temperare. Matite ridotte a mozziconi.
Trucioli di legno sparsi in ogni dove, polvere di mine come se piovesse. Una scena raccappricciante.
Le tempere se la facevano sotto, tutte umide lasciavano ovunque traccia della loro fuga da quello scempio.
Decine di matite furono accorciate a meno di una decina di centimetri.
Il temperino provava un piacere perverso nel sentire dentro di se le matite mentre le scuoiva.
Le urla strazianti delle matite mal capitate e mal appuntite raggiungevano l'interno della scatola da 40 pezzi di caran d'ache.
Una volta temperate nel corpo e nell'anima di carbone rientravano nella scatola metallica. Le grida rimbombavano nella scatola e le fortunate alle quali ancora non era toccata tale sorte ne uscivano temprate nell'anima.
Prima o poi sarebbe toccato a tutte loro, la stessa sorte.
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